Il mese di novembre è tradizionalmente legato alla Commemorazione dei defunti.
Anche chi non vi si reca durante il resto dell’anno, va al cimitero e dedica pensieri e preghiere a chi non c’è più.
Pregare per i morti, oltre alla motivazione religiosa di accompagnamento del proprio caro nel cammino di avvicinamento a Dio, risponde anche a motivazioni di natura psicologica.
Da sempre l’uomo si è sentito chiamare dal trascendente e i grandi interrogativi dell’esistenza acuiscono il suo bisogno di spiritualità.
Pregare per chi non è più su questa terra infonde speranza di continuità, che possa esistere una vita oltre a questa.
Inoltre, può essere un momento nel quale soffermarsi sul senso della vita e ribilanciare la scala delle priorità.
È anche un modo per sentire più vicine le persone che abbiamo amato, per ringraziarle di esserci state, per celebrarne il ricordo e riconoscerne tuttora la presenza.
Infine, è una ricorrenza collettiva, che accomuna ed unisce le persone nella condivisione del sentimento della perdita e dell’ineluttabile transitorietà della condizione umana.
Considerando tutto ciò, un’esperienza che frequentemente si tende ad evitare per sfuggire ad emozioni di tristezza e nostalgia, può invece rappresentare un’occasione costruttiva e rinvigorente per l’esistenza che proseguiremo a vivere.