Come gestire l'ansia e gli attacchi di panico
“Sono troppo stressato…”
“Che ansia!”
“Non ce la faccio, ho paura…”
“Panico!”
Chi di noi non ha pronunciato queste frasi, almeno una volta nella vita?
Il sentirsi sotto pressione (stress) o preoccupati senza una ragione ben precisa (ansia), l’avere paura di alcune cose o circostanze (fobie), l’essere immobilizzati di fronte a qualcosa che prende alla sprovvista (panico) sono sensazioni molto comuni. Tuttavia, per qualcuno, in qualche momento della propria vita, queste sensazioni assumono caratteristiche così rilevanti da bloccarlo e da far girare i suoi pensieri tutti intorno a quella cosa.
Lo stress è la risposta che diamo ad uno evento fisico (salute), ambientale (clima), sociale (famiglia, lavoro); se la situazione viene affrontata con adeguate competenze lo stress diventa eustress o stress percepito e vissuto bene, altrimenti si trasforma in distress, stress nocivo, dovuto principalmente a ridotte o inadeguate abilità di fronteggiare della situazione. Per non essere sopraffatti dallo stress è necessario trovare le modalità maggiormente funzionali da utilizzare in una data situazione.
L’ ansia è uno stato di attivazione dell’organismo che si allerta quando una situazione viene percepita come pericolosa per se stessi. Quando lo stato d’ansia diviene costante, eccessiva e incontrollabile preoccupazione per qualsiasi circostanza, diventa disfunzionale per la nostra vita. In questi momenti il disagio e l’irrequietezza accompagnano insistentemente il nostro quotidiano, siamo in un continuo stato d’allarme, possono insorgere disturbi del sonno, difficoltà a concentrarsi, diveniamo insoddisfatti, indecisi, incapaci di progettare il futuro e frequentemente vengono avvertiti sintomi fisici (ad es. vampate, batticuore, mani sudate, nodo alla gola, tensione muscolare, disturbi allo stomaco…) soprattutto nei momenti di massima tensione. In generale, l’ansia ci comunica che c’è qualcosa che non va, è l’occasione per lasciar andare quello che non ci soddisfa, prendere consapevolezza delle risorse disponibili e volgersi al futuro.
La fobia è una paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa della presenza di un oggetto o di una situazione specifica, generalmente sproporzionata rispetto al pericolo reale. Le fobie più frequenti possono riguardare alcune situazioni, come nel caso dell’aviofobia (volare, prendere l’aereo), della claustrofobia (spazi chiusi, ad es. prendere l’ascensore), dell’agorafobia (spazi aperti, ad es. luoghi pubblici), o anche alcuni animali (ad es. ragni, serpenti, piccioni…), alcune circostanze naturali (ad es. il buio, i temporali, l’altezza…) o magari la vista del sangue o il ricevere un’iniezione… Spesso il primo tentativo è di provvedere in modo autonomo alla gestione della propria fobia, tendenzialmente evitando l’oggetto o la situazione che la genera; per fare ciò, però, la persona è costretta a pensare alla sua fobia ancor prima di incontrarla ed inizia così a vivere la “paura della paura”, alimentando ulteriormente il problema. In terapia è utile intervenire innanzitutto su queste modalità disfunzionali.
Il panico è una risposta fisiologica sana ad una minaccia ambientale presente e che non sappiamo affrontare. Quando il panico ci assale, ci “attacca” all’improvviso in situazioni in cui è assente una reale minaccia alla nostra incolumità, parliamo di attacco di panico. Il nostro corpo vive sulla sua pelle il terrore che stia capitando qualcosa di irreparabile e reagisce con alcuni sintomi tipici: tachicardia, tremori, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini… ci si sente completamente in balia degli eventi, distaccati da sé stessi, si ha una sensazione di irrealtà, si ha paura di morire, si avverte una totale perdita di controllo, si teme di impazzire. L’esperienza vissuta è così angosciosa che si ha il terrore che si ripresenti, pertanto, vengono messe in atto tipiche strategie di evitamento delle situazioni che riteniamo più a rischio. Questa esperienza rende invalidi rispetto a quello che si faceva prima, lede la nostra autonomia e pertanto la richiesta portata da chi chiede aiuto è frequentemente di una soluzione urgentissima. Dal panico se ne esce, tuttavia i tempi sono personali. Accanto a strategie utili al controllo dei sintomi più invalidanti, è vantaggioso concentrarsi sul momento in cui è insorto l’attacco di panico, che abitualmente ha a che vedere con cambiamenti nella vita delle persone.